Il genere Thymus è stato utilizzato fin dai tempi antichi in Egitto per produrre balsami profumati, per l’imbalsamazione e per scopi medici. Greci e Romani le utilizzavano allo stesso modo, come si evince dalle opere di Plinio, Dioscoride e Paracelso. Secondo Dioscoride, il timo veniva utilizzato per trattare l’asma e per alleviare la congestione in gola e nello stomaco. L’uso di queste piante non si è diffuso oltre le Alpi. Nel medioevo europeo, il timo veniva posto sotto i cuscini per favorire il sonno e allontanare gli incubi. I manoscritti farmacologici del Codice Medico di Chilandar menzionano l’uso del timo selvatico per il trattamento di mal di testa causati da raffreddori, laringiti e malattie degli organi digestivi e come antitosse. Durante il periodo rinascimentale, il timo selvatico veniva utilizzato internamente per il trattamento della malaria e dell’epilessia. [1]
Alcuni dei principali usi tradizionali del timo includono il trattamento di disturbi respiratori come tosse, raffreddore, bronchite, asma, sinusite, alitosi, il sollievo dei disturbi gastrointestinali come dispepsia, flatulenza, crampi addominali e diarrea, e il trattamento di alcune malattie della pelle come acne, infezioni fungine e infiammazioni. Inoltre, il timo è stato tradizionalmente utilizzato per il trattamento di infezioni batteriche e virali grazie alle sue proprietà antimicrobiche, per il sollievo dello stress e dell’ansia grazie alle sue proprietà sedative e calmanti, e per il sollievo dei sintomi associati al ciclo mestruale come la tensione premestruale (PMS) e i dolori mestruali. In generale, il timo è inoltre utilizzato come tonico per migliorare la salute generale dell’organismo e stimolare il sistema immunitario.