La radice è l’organo sotterraneo delle piante vascolari, privo di clorofilla, foglie e gemme, e rappresenta il primo organo che si sviluppa durante la germinazione del seme. Morfologicamente si presenta in diverse forme: semplice, ramificata, conica, cilindrica, fascicolata, tuberosa e altre. La sua crescita è direzionata verso il basso (geotropismo positivo) e le sue caratteristiche variano a seconda della specie, del substrato e delle condizioni ambientali.
A differenza del fusto, la radice non possiede nodi né internodi e si distingue per la presenza di una cuffia apicale (o caliptra), che protegge il meristema radicale durante la penetrazione nel suolo.
La radice svolge funzioni fondamentali per la sopravvivenza e la crescita della pianta:
- Assorbimento
Attraverso i peli radicali, la radice assorbe acqua e sali minerali dal suolo, indispensabili per la fotosintesi e il metabolismo cellulare.
- Ancoraggio e sostegno
Funge da ancora, stabilizzando la pianta nel terreno e impedendo che venga sradicata da vento, pioggia o altri agenti atmosferici.
- Sintesi ormonale
La radice è sede di produzione di importanti fitormoni, tra cui citochinine e gibberelline, coinvolti nel controllo della divisione cellulare, nella regolazione della crescita e nella comunicazione tra le diverse parti della pianta. Alcuni studi evidenziano anche il ruolo delle radici nella sintesi di acido abscissico in risposta a stress idrici.
- Riserva
Alcune radici immagazzinano nutrienti sotto forma di amido o altri polisaccaridi, per essere utilizzati in momenti di necessità fisiologica (es. in inverno o durante la fioritura).
Le radici si distinguono in varie tipologie in base alla loro forma, origine e funzione. Di seguito una panoramica delle principali:
- Radici a fittone
Si caratterizzano per la presenza di una radice principale robusta che cresce verticalmente in profondità, dalla quale si sviluppano ramificazioni laterali secondarie. Questo tipo di radice consente alla pianta un ancoraggio solido e l’assorbimento di acqua e nutrienti da strati profondi del terreno. Sono tipiche delle piante dicotiledoni. Ne sono dotate, tra le altre, il ginseng (Panax ginseng), la curcuma (Curcuma longa) e il tarassaco (Taraxacum officinale).
- Radici fascicolate
In questa conformazione, la radice primaria si atrofizza precocemente e viene sostituita da un insieme di radici secondarie sottili, di uguali dimensioni, che si originano direttamente dal colletto. Questo tipo di apparato radicale è tipico delle monocotiledoni e garantisce una distribuzione superficiale efficace per l’assorbimento rapido dell’umidità e dei nutrienti. Si ritrovano in specie come la liquirizia (Glycyrrhiza glabra), la valeriana (Valeriana officinalis) e l’angelica (Angelica archangelica).
- Radici tuberose
Queste radici presentano un marcato ingrossamento dovuto all’accumulo di sostanze di riserva, soprattutto amido. La forma è spesso ovoidale o conica, e la funzione principale è quella di deposito energetico. È il caso della carota (Daucus carota) e della dalia (Dahlia spp.).
- Radici avventizie
Si sviluppano da organi normalmente non radicali, come fusti o foglie. Hanno ruoli diversi, che spaziano dall’ancoraggio supplementare all’assorbimento, e si manifestano spesso in risposta a stress o condizioni ambientali particolari. L’edera (Hedera helix), ad esempio, utilizza queste radici per aggrapparsi a superfici verticali.
- Radici acquatiche
Appartengono a piante che vivono in ambienti sommersi o galleggianti. Sono adattate per assorbire nutrienti direttamente dall’acqua, spesso in assenza di substrato solido. Ne è un esempio la lenticchia d’acqua (Lemna minor), comune nei laghi e stagni.
- Radici aggrappanti
Specializzate nell’aderenza a supporti verticali, queste radici emettono sostanze adesive o si insinuano in microfessure per garantire una presa efficace. Sono fondamentali per la sopravvivenza di molte specie rampicanti in ambienti instabili o competitivi.